Oggi entra in vigore in Italia il permesso di soggiorno a punti per gli stranieri. E’ una specie di terremoto per la vita dei cittadini di origine straniera, nonostante i ministri per la Cooperazione Andrea Riccardi e dell’Interno Annamaria Cancellieri abbiano cercato in tutti i modi di disinnescare la bomba. Ovviamente loro non la raccontano così, per quanto sarebbe utile sentire voci autorevoli maltrattino anche verbalmente una norma demagogica approvata da un governo che ha avuto tratti palesemente razzisti (il che ci è costato un paio di condanne da parte della Corte europea). Da domani tutti gli stranieri di età superiore a 16 anni che si recheranno in Prefettura (o in questura nel caso, ad esempio, dei richiedenti asilo) per ottenere un permesso di soggiorno dovranno obbligatoriamente sottoscrivere un “contratto”. L’idea – partorita dalle menti dell’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni, dell’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e dell’ex ministro del Welfare Maurizio Sacconi – è di monitorare il “livello di integrazione” dello straniero appioppandogli 16 punti. «Lo fanno anche all’estero», dicevano. Ma all’estero (ad esempio Germania e Canada) il meccanismo è molto meno tortuoso e soprattutto prevede un corrispettivo in termini di durata del permesso di soggiorno: chi dimostra di integrarsi ottiene permessi di soggiorno più lunghi e stabili, e poi diventa cittadino. In Italia no. E’ solo un modo per rendere la vita una corsa a ostacoli e farci guadagnare sopra qualcuno.
Funzionerà così: entro tre mesi dall’ingresso in Italia lo straniero dovrà partecipare a un corso di formazione di educazione civica, pena la perdita di 15 dei 16 punti. Bello, poiché non c’è niente di male a offrire informazioni sulle leggi che vigono in un paese dove si va a vivere, posto che la legge ne stabilisce al gratuità (sarà così?). Peccato che lo sfortunato straniero che domani arriverà in Italia e firmerà l’accordo con lo Stato, difficilmente troverà un corso approntato dall Prefettura di riferimento. E’ anche per questa ragione – ma si tratta soltanto di una delle ragioni – che Cancellieri e Riccardi hanno emanato il 2 marzo le “Linee guida per l’applicazione dell’Accordo di integrazione”. Le linee guida non possono certo abrogare la legge. Quindi l’accordo s’ha da fare. Ma i due ministri hanno messo le cose in chiaro: niente verifica fino al 2014. Insomma, due-tre anni per organizzare tutta la macchina. E magari anche per dare il tempo a un prossimo governo di ripensarci.
L’altro punto fondamentale è la conoscenza della lingua italiana. Un mese prima dello scadere del biennio (l’accordo dura due anni) lo straniero dovrà recarsi in Prefettura è lì o portare dei certificati che attestino la conoscenza della lingua italiana (spunteranno come funghi scuole simil Cepu) oppure toccherà al personale dello Sportello unico fare le verifiche (tanto non hanno niente da fare, e poi con quale formazione?). Più è alta la conoscenza dell’italiano, più è alto il punteggio acquisito. Come se non bastasse l’accordo ha una chiarissima impostazione classista: infatti vengono elargiti punteggi a seconda del titolo di studio e dei corsi di formazione frequentati. Per dire, aver svolto attività di docenza in Italia vale 50 punti. Chi lo dice che è più “integrato” un maestro di un operaio? Sorprendetemente, invece, il conferimento di benemrenze da parte della Repubblica valgono solo 6 punti (forse Maroni non si fidava di Napolitano). Avere un contratto di locazione pluriennale oppure avere acquistato una casa vale 4 punti. Come partecipare ad attività di volontariato e promozione sociale (varranno anche le attività politiche e sindacali?). L’accordo è adempiuti se i punti arrivano a 30. Se sono inferiori viene concesso un anno di proroga. Poi l’espulsione. I punti si perdono in caso di condanne penali e sanzioni pecuniarie superiori ai 10 mila euro.
Per fortuna le prime verifiche verranno avviate solo tra tre anni. Nel frattempo sono stati stanziati dei fondi per attivare dei corsi di lingua, che è comunque una cosa positiva. La circolare di Cancellieri e Riccardi ha anche il merito di escludere dalle verifiche del contratto le categorie protette: richiedenti asilo e asilanti, persone con un permesso di soggiorno per motivi famigliari, i soggiornanti di lungo periodo, i parenti dei cittadini dell’Unione europea, nonché chi è presente in Italia per ricongiungimento famigliare. Della serie si salvi chi può.
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