26/08/08
15/08/08
pietra di sole - octavio paz
un salice di cristallo, un pioppo d'acqua, un alto getto che il vento inarca, un albero ben piantato ma danzante, un camminar di fiume che si curva, avanza, retrocede, fa un giro e sempre arriva: un camminar tranquillo di stella o primavera senza fretta, acqua che con le palpebre chiuse emette tutta notte profezie, unanime presenza in ondata, onda su onda fino a coprir tutto, verde sovranità senza tramonto come l'abbacinante effetto delle ali quando s'aprono nel mezzo del cielo, (...)
13/08/08
la festa - octavio paz
Iscritta nell'orbita del sacro, la Festa è, anzitutto, l'avvento dell'insolito. La reggono regole speciali, peculiari, che la isolano e ne fanno un giorno d'eccezione. E con essa si introduce una logica, una morale e persino una economia che frequentemente contraddicono quelle di ogni giorno. Tutto accade allora in un mondo incantato: il tempo è un altro tempo (situato in un passato mitico o in una attualità pura); lo spazio in cui si verifica cambia di aspetto, si stacca dal resto della terra, si adorna e si converte in un "luogo di festa" (in genere si scelgono luoghi speciali o poco frequentati); i personaggi che intervengono abbandonano il loro rango umano o sociale e si trasformano in vive rappresentazioni, anche se effimere. In certe feste sparisce la nozione stessa di ordine, il caos ritorna e regna la licenza. Tutto è permesso: spariscono le gerarchie abituali, le distinzioni sociali, i sessi, le classi, le corporazioni. [...]. Così, dunque, la Festa non è solamente un eccesso, uno spreco rituale dei beni così penosamente accumulati durante tutto l'anno; è anche una rivolta, un improvviso immergersi nell'informe, nella vita pura. [...] La Festa è un'operazione cosmica: l'esperienza del Disordine, la riunione degli elementi e dei principi contrari per provocare la rinascita della vita.
Bosco dell'Alevé - Val Varaita
cammino nel bosco e sento quel profumo intenso di resina. con la mano sposto un ramo per passare oltre, e mi resta sulle dita, appiccicosa. l'annuso, la spalmo sulle mani, con piacere. sa di caramella.
naturalmente ho sbagliato tutto, non ho visto le striscie bianche e rosse, ci arrampichiamo a caso nel bosco senza sapere bene dove andremo a finire. però è bello, non incontriamo nessuno, o quasi: un cerbiatto ci guarda tra gli alberi.... poi leggero e grazioso con due salti se ne va.
un bellissimo bosco di pini cembri. non li avevo mai visti, a me sembrano tanto i larici, ma se dicono che sono pini cembri ... saranno pini cembri di sicuro...........
ad un certo punto sentiamo avvicinarsi il suono delle campane. arrivano le belle mucche, bianche e sornione, si arrampicano con agilità. persino il cane ha la sua campanella. dev'essere una gran rottura aver sempre una campana al collo, penso che non chiuderei occhio se dovessi portarmi la mia "cioca" senza tregua..........
si sorprendono di vederci sotto ai noccioli, si girano a guardarci. ogni mucca ha il suo carattere, il suo sguardo. c'è quella timida, quella spavalda, quella arzilla, i vitelli saltellano felici. fantastico....
le mucche piemontesi hanno una bellissima espressione, un bel musetto, due begli occhioni dolci dolci......
si chiama il Pelvo d'Elva questa montagna. ci si arriva anche dalla Val Maira, da Elva. sarà un'altra gita....... spero presto presto!
:o)
11/08/08
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